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Biondi e Santi e Marchesi di Gresy, due intramontabili

Posted on 15/06/2016 from Saverio Tizzanini

Brunello Biondi Santi Alcuni giorni fa ero a pranzo da mia mamma, mia sorella e mio cognato (gli ultimi due estremamente appassionati di vino, oltre a essere due sommelier di lunga data). Non sapevo che vino portare dato che in queste occasioni, oltre a voler fare bella figura, cerco di assaggiare qualche buon vino che non bevo da tempo. Dopo aver preso in mano, guardato e rimesso a posto tante bottiglie di diverse tipologia e invecchiamento, la mia scelta è ricaduta su cinque bottiglie. Per iniziare, insieme a un bel piatto di crostini misti, ho optato per un buon prosecco Valdobbiadene che, con le sue bollicine, la sua freschezza e la sua semplicità, piace sempre e predispone il palato per le portate successive.

In abbinamento a un bel piatto di ravioli fatti a mano (da mia mamma!) al ragù di vitello ho, invece, stappato un Valpolicella superiore: ottima scelta! Poi è stata servita la portata principale… pollo, coniglio, piccione e agnello arrostiti nel forno a legna: un fantastico misto di sapori, aromi estremamente decisi. E qui mi sono sbizzarrito! Ho stappato un Barbaresco Camp Gros Martinenga del 2000 Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy e un Brunello di Montalcino Tenuta il Greppo 1990 di Biondi e Santi. Inutile dire che ho fatto un figurone! L’unico “problema” è stato metterci d’accordo su quale di queste due chicche fosse la migliore, perché ovviamente tra di noi c’era chi preferiva l'uno e chi l’altro; decisione ulteriormente complicata dai continui cambiamenti, sia all’olfatto che al gusto, a cui i due vini andavano in contro via via che si ossigenavano e si riscaldavano. E’ stata una bella lotta sul filo dell’eccellenza senza vinti, né vincitori.

 Barbaresco Gresy Il Barbaresco, che viene prodotto dal 1978 solo nelle migliori annate, proviene da uno dei migliori cru della denominazione, era perfettamente limpido, quasi cristallino, dal bel colore granato trasparente, con bagliori aranciati sui bordi. E che dire sull’impatto olfattivo… il profumo era perfettamente integro e caratteristico, molto elegante, intenso e complesso, con riconoscimenti di rosa e viola appassite, frutta nera e rossa in confettura, note terziarie di tartufo, goudron, spezie dolci ed erbe balsamiche. Io, forse più degli altri, non avrei mai staccato il naso dal bicchiere, affascinato da tutte queste sensazioni olfattive che continuavano a venir fuori, sembrando di non voler mai smettere! In bocca non era da meno, con tannini potenti, ma estremamente vellutati e setosi, una buona freschezza, un calore alcolico ben integrato nel corpo, strutturato e caratterizzato da una notevole persistenza gustativa dai rimandi dolci di frutta matura e balsamici.

Sul Brunello, penso non ci sia nulla da dire che già non si sappia. Chi, come me, ha avuto la fortuna di conoscere personalmente il Dott. Franco Biondi e Santi, se lo ricorda come un elegante signore di altri tempi tutto d’un pezzo, che per il suo vino non scendeva a compromessi: solo viti di almeno 11 anni e basse rese e, se l’annata non è all’altezza, declassa il vino a Rosso di Montalcino; i suoi sono vini che fermentano esclusivamente grazie ai lieviti indigeni presenti in cantina, maturano e affinano solo in grandi botti di rovere. Tutte queste attenzioni danno vita a un vino decisamente strutturato e, magari, anche duro da giovane, ma capace di sfidare il tempo per moltissimi anni (sono stati degustati con estrema soddisfazione vini di questa casa vinicola di oltre un secolo!). C’erano quindi molta attesa e aspettativa a pranzo per questo sangiovese che ormai aveva compiuto 27 anni, per verificare se le promesse sarebbero state mantenute.
Che posso dire? il vino era ancora “giovane”, il colore ancora incredibilmente rubino, con qualche sfumatura granata sui bordi, trasparente e limpido. Veramente bello anche solo da osservare. Al naso manifestava un olfatto meravigliosamente definito, con riconoscimenti netti e tipici del vitigno; dopo qualche minuto di ossigenazione nel bicchiere c’è stata una vera e propria esplosione di profumi, con note di fragole e ciliegia in confettura, viola e rosa appassite e macerate, sottobosco, terra bagnata, una leggera speziatura, tabacco, cuoio, prugna e una lieve mineralità. Naso assolutamente intenso e ampio! Dopo l’assaggio, ci siamo ulteriormente convinti della giovinezza di questo vino e della lunga vita che ancora gli si prospetta davanti. Non è che fosse squilibrato o duro in bocca, anzi.. tuttavia il tannino era vivo, ben presente lasciando la bocca asciutta, mentre l’acidità tipica del sangiovese era lì con la sua freschezza e vivacità, riuscendo a riportare la bocca in equilibrio. Sicuramente di corpo, intenso, estremamente fine ed elegante, che non cede alle lusinghe dei vini morbidoni e facili, ma si fa apprezzare da chi vuole un vino di gran carattere e stoffa. Affascinante e lunghissima persistenza fruttata.

Due vini diversi l’uno dall’altro, quindi, ma entrambi al top della loro categoria!
Speriamo di avere tante altre occasioni per poterli bere ancora…magari anche un po’ più vecchiotti!

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